mercoledì 14 febbraio 2018

Una cosa è certa: domenica me ne torno in Sicilia a godermi la mia villa Merycal - ampia tanto da permettermi di invitare qui quegli amici che vogliano farmi visita per godersi eziandio la festa del mandorlo in fiore. Ci vado per cercare di dare un voto a LeU nella speranza che Massimo D'Alema torni in parlamento  a difende la vera BI come faceva il padre che si avvaleva della mia assistenza.
Questa Banca d'Italia - che sto rifrequentando dopo 40 anni - mi preoccupa. Va alla deriva e pochi se ne accorgono.
Tre grandi questioni subalterne ed una centrale.
Le subalterne sono:
SIDIEF;
CSR;
azionariato BI (ci sarebbe anche CASC, ma io a questa degenerazione del dopolavoro fascista non riesco ad appassionarmi).-
La questione centrale: la VIGILANZA sulle AZIENDE DI CREDITO di VISCO:
Due malanni attengono alla SIDIEF: una politica degli affitti vessatoria e discriminatoria; la dispersione del patrimonio immobiliare riveniente dalla chiusura  (mi auguro provvisoria) delle gloriose filiali di Provincia.
La CSR  necessita di una ristrutturazione aziendale inflessibilmente riformatrice: il ritorno al suo scopo mutualistico; il recupero del suo ruolo strettamente bancario; l'abbandono delle sue devianze speculative sul suo equivoco assetto societario.
La BI va alla deriva con quel suo bilancio a mercantilistici costi/benefici nella angusta logica di annuali esercizi.  Credo che sia indilazionabile una legge parlamentare che riporti l'ISTITUTO al suo alveo di ENTE STATUALE di RILEVANZA COSTITUZIONALE.
E qui si aggancia la questione centrale:  il ripristino della Vigilanza sulle aziende di credito nello spirito e nella lettera della vecchia legge bancaria che all'art. 1 recitava che la raccolta del risparmio e l'esercizio del credito sono funzioni di pubblico interesse. Insomma una vigilanza in ossequio dell'art. 47 della Costituzione  e sganciata dalla sudditanza alla BCE ci sia o no Draghi. Se la BI è ormai solo una tecnostruttura di cui si 'avvale' Bruxelles  decisamente siamo ad  uno sviamento costituzionale inammissibile. Problema che il nuovo Parlamento dovrà porsi, dipanare e risolvere nella difesa del non obliabile INTERESSE NAZIONALE.
Calogero Taverna
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