martedì 13 febbraio 2018

Dunque, io che sono un modesto ragioniere dico che il tanto conclamato debito pubblico o come dire 'i titoli governativi italiani' (così ora li chiama il validissimo ispettore della nuova generazione Cantarella nel 'criticare' dall'esterno nel 2010 il MPS). è una posta patrimoniale magari del passivo ma c'è pur sempre una salvifica contropartita dell'attivo: il problema sarebbe un gravoso contraccolpo sul conto economico, ma per merito del duo Prodi-Ciampi quel costo miracolo...samente è stato azzerato. Il debito pubblico italiano è di fatto a costo ZERO ed è per giunta una incredibile rendita perpetua gratuita. Io sono un fanatico hegeliano: credo nello Stato ideale. Gli uomini sono solo funzionali; con l'immedesimazione organica è lo Stato che forgia gli uomini, non viceversa. Tra il disistimato Tremonti che vuole la BI ente di diritto pubblico e Letta che la deprima al rango di modesta società di capitali sotto forma azionaria e il duo Visco-RENZI che annacquando il novello capitale sociale lo ripartiscono tra 120 minuscoli sottoscrittori nullatenenti e imbecilli (di scarso intelletto politico, nazionale, economico e societario) mi va di propendere per il disistimato Tremonti. Comunque credo - da materialista storico - che le realtà pensate come dire lo Stato Nazionale non va mai indietro. Certo vichianamente incorre in evoluzioni cicliche per corsi e ricorsi storici, ma attenzione lungo una spirale ascendente. Non avremo più una diarchia dittatoriale: governo bianco, opposizione rossa. Tutto adesso sarà diluito tra il liberal-massone Berlusconi, il flaccido sagrista Renzi e il comico Grillo (Salvini e Meloni inevitabilmente si scioglieranno sotto il sole egemone di tal Berlusca). Mi auguro solo che una schiera di eletti cervelli alla D'Alema possa andare a svolgere una moderna vigilanza di colore veramente rosso. Basterà un tre per cento all'opaco Grasso. Non mi pare una condizione impossibile e insuperabile. Quello che sto dicendo a te caro Maurizio non mi pare sproloquio filosofeggiante; certo ai minus del mio amico Giovanni Calandrino risultò una congerie di filosofemi e ardirono persino buttarmi fuori. A quelli di Agorà finii col dar fastidio sino A RIMBROTTARMI PER L'INTOLLERABILE EGO ELEFANTIACO. COL MIO SINDACATINO STO TORNANDO IN PACE TRAMITE COTTINI. CON TE NON SARò D'ACCRDO CARO MAURIZIO, MA DATO IL TUO ELETTO CERVELLO SO CHE MI COMPRENDERAI ANCHE SE DISSENTIRAI. ciao. Calogero Taverna
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