martedì 22 maggio 2018


IL QUESTORE MESSANA E I FATTI DI RIESI



 Il crucifige di Ettore Mesana si consuma il 15 luglio del 1947. Il gran sacerdote che ne vuole la fine è l’on. Li Causi: tre i capi d’accusa (politica). Desumiamoli dallo stesso Li Causi, da un suo arrabbiatissimo discorso all’Assemblea Costituente, pronunciato nella Seduta del 15 luglio del1947.



 Per il sanguigno grande esponente del comunismo siciliano del dopoguerra, Messana andava giubilato:

A) Perché c’era da domandarsi: «Scelba come può ignorare che Messana ha iniziato la sua carriera facendo massacrare dei contadini siciliani? Il 9 ottobre del 1919, infatti, cadevano a Riesi più di sessanta contadini, di cui tredici morti: trucidati a freddo, sulla piazza, dove si svolgeva un comizio. I vecchi di quest'Aula ricorderanno come in quell'occasione il Ministero Nitti ordinò un'inchiesta mandando sul posto il generale dei carabinieri Densa, mentre la Magistratura iniziò un'inchiesta giudiziaria soprattutto per accertare le cause della morte misteriosa di un tenente di fanteria, che si rifiutò di eseguire l'ordine di far fuoco del Messana, che ne disapprovò apertamente la condotta, e che il giorno dopo fu assassinato …»

 B) « Messana è nell'elenco dei criminali di guerra di una nazione vicina; questo può far piacere ad una parte della Camera, la quale pensa:

"Va bene, è un massacratore; però, di stranieri!"…»

 C) «Si ha, [ …] , questa precisa situazione, che il banditismo politico in Sicilia è diretto proprio dall'ispettore Messana: e l'ispettore di pubblica sicurezza, il quale dovrebbe avere per compito quello di sconfiggere il banditismo -- il suo compito veramente sarebbe quello di sconfiggere il banditismo comune e non già quello politico -- l'Ispettore di pubblica sicurezza, dicevo, diventa invece addirittura il dirigente del banditismo politico.»

  

Ecco qui i tre capi di accusa:

Riesi del 1919;

Lubiana del 1941 (maggio)-giugno 1942;

banditismo siciliano dal maggio 1945 al giugno del 1947.







 Sono mesi che scartabelliamo faldoni, giornali, documenti vari, pubblicazioni vecchie.

Ebbene: non ci possono essere dubbi. Nessuno può dimostrare che davvero in quel terribile 9 ottobre del 1919 ci fosse addirittura un giovane agente di polizia che prese la “mitraglia” in mano nel campanile della chiesa prospiciente piazza Garibaldi e falcidiò sei, si disse in un primo momento, contadini rivoltosi; poi si disse dieci, poi invece si salì a quindici (qui sopra) e, di recente, dovendo sperperare soldi comunitari, sempre a Riesi, addirittura 20.

Ci dispiace per Li Causi: non si può condannare alla damnatio memoriae un glorioso ispettore generale di Stato sulla base di quello che avrebbero dovuto ricordare a distanza di quasi trent’anni ‘vecchi padri costituenti’. Vi poté pur essere stata una inchiesta del generale dei carabinieri Densa ma questa ammesso che si sia mai conclusa nessun addebito poté formulare e si formulò contro il giovane trentunenne commissario Messana, che, anzi, a fascismo consolidato e con Calogero Vizzini confinato, spiccò salti da gigante nei gradi della polizia e proprio perché senza macchia alcuna, lui figlio di un modesto e dissennato redditiero racalmutese, sperperatore del proprio patrimonio, lo sfaccendato Clemente Messana, diviene – giovanissimo - questore ed ebbe affidate questure strategiche del Nord. Ad onore e vanto della sua patria natia, Racalmuto.



 Analogo discorso per quell’inchiesta giudiziaria: noi abbiamo reperito una relazione del Prefetto di Caltanissetta del successivo natale. Altri sono i colpevoli, i fatti avvennero in termini ben diversi dal facile populismo cui si abbandona, comprensibilmente, il Li Causi. MESSANA, il grande assente. NON COLPEVOLE.

  Nel 1934 dopo 15 anni – troppi o pochi a seconda delle tesi che si vogliono formulare – un quasi pastore valdese scrive una storia di Riesi. Quei truculenti fatti vengono rievocati. Sì, è vero: nella memoria della gente è scolpito che una mitraglia militare sparò e uccise tanta gente. Enfasi della memoria tanta. Si parla di un “commissario di Pubblica Sicurezza”, si dice che insieme ad altri due un ufficiale dell’esercito ed un semplice soldato, in tre, tutti insieme eccoli a premere il grilletto del mitra. Fantasia. Improbabile. Ma a tutto concedere: il nome del Messana non c’è. Davvero Li Causi nella foga ciceroniana finisce con l’inventare e quindi diffamare e direi calunniare. Erano tempi incandescenti.

Portella della Ginestra fu più di una sventura nazionale e - se le carte della N.A.R.A. già consultate dal prof. Casarrubea verranno tutte alla luce - sarà da parlare di crimine americano. Finalmente. Altro che insana criminalità di un ex giovane commissario di polizia in vena di scimmiottamenti dell’esecrando generale Bava-Beccaris fatto dal Re senatore del Regno.

  

 Ma noi abbiamo cercato notizie vere, coeve, indubitabili. Abbiamo consultato i microfilm del giornale L’Ora di Palermo e il Giornale di Sicilia dell’epoca. Messana non ci sta. I fatti son diversi da come amò trasfigurarli il Li Causi per sue polemiche politiche di stampo rosso scarlatto. Da vecchio comunista, per il quale la verità storica va piegata alla grande lotta di classe. Noi siamo per la lotta di classe ma di quelli che reputano che la VERITA’ E’ SEMPRE RIVOLUZIONARIA.

Ci stiamo sforzando di rinvenire la vera verità storica dei fatti di Riesi del 1919. Abbiamo pubblicato giornali e cronache dell'epoca.

Questa qui non è una intollerabile mistificazione?

 CREDIAMO DI AVERE DEL TUTTO SMANTELLATO LA TESI CHE VORREBBE

IL QUESTORE MESSANA COLPEVOLE COME QUI SI DICE. RESTA SOLO LA CALUNNIA, L'INFAMIA. SE IN BUONA FEDE CI SI CORREGGA ANCHE SE CI SI CHIAMA ANPI.

  



 L ’ANPI domenica 14 ottobre 2012 alle ore 9, ricorda Giovanni Orcel nel 92° anniversario del suo assassinio avvenuto il 14 ottobre 1920 in Corso Vittorio Emanuele all’altezza della Biblioteca centrale dove con la Cgil, e il Centro Impastato deporremo una corona sotto la lapide che lo ricorda.







 Giovanni Orcel è una delle figure più significative del movimento operaio palermitano, segretario generale della FIOM dal marzo del 1919 operava per unire lotte urbane e lotte delle campagne sulla scia di Nicola Barbato e anche del fratello Ernesto Orcel fondatore del Fascio dei Lavoratori di Cefalù, ed in stretto collegamento con Nicolò Alongi, il dirigente contadino assassinato dalla mafia nel febbraio del 1920.







 Orcel viene assassinato ad un anno dalla strage di Riesi del 1919 dove vengono assassinati 15 contadini compreso un tenente di fanteria che si era opposto all’ordine fascista di sparare sui contadini che manifestavano per la riforma agraria. Ad ordinare il fuoco in solidale intesa con la mafia è stato un fascista della prima ora, Ettore Messana di Racalmuto, ufficiale di P.S., poi membro dell’OVRA, il servizio segreto, efferato criminale di guerra questore a Lubiana negli anni 40 ed infine lo ritroveremo inspiegabilmente ….Ispettore generale di polizia in Sicilia negli anni 1945!







 Entrambi i delitti, inequivocabilmente di matrice fascista e mafiosa, sono rimasti impuniti.







 Su Giovanni Orcel

leggi Giuseppe Carlo Marino, 1976 nel libro “Partiti e lotta di classe in

Sicilia da Orlando a Mussolini” (Bari, De Donato, 1976); poi nel saggio di

Giuseppe Carlo Marino “Vita e martirio di Nicola Alongi, contadino socialista” e in numerosi altri scritti.







 Il libro di Giovanni Abbagnato, Giovanni Orcel. Vita e morte per mafia di un sindacalista siciliano 1887-1920, ricostruisce l’attività di Orcel e le lotte di quegli anni.







 Il logo del referendum per l’art. 18 ci ricorda che Orcel, Alongi e la lunga scia di sangue di sindacalisti e cittadini uccisi, lottarono per la difesa della dignità umana e la dignità del lavoro, che oggi i governi della destra politica, in assenza di opposizione vera, stanno di fatto abolendo.







 5 agosto 0.04.31







il questore Messana con De Gasperi nei primissimi anni Cinquanta. Se Messana era quello che vogliono diffamare De Gasperi lo teneva accanto a sé?







5 agosto 18.45.11







 Mi scrive Casarrubea:



Ha ragione. Ma non sempre i capi sanno quelli che i  subalterni fanno. La storia insegna dall'uccisione di Cesare in poi.

Complimenti per la bella foto, prodotta di una mano molto esperta. Le foto di Messana in giro si contano sulle dita di una mano e lei ne ha beccato una. E' possibile sapere di quale archivio fa parte?

 

Rispondo:
di quel poco che è rimasto alla nipote di Messana.

Purtroppo nel cambiare CASA MANDATOTUTTO AL MACERO. LA RABBIA!!!




6 agosto 15.33.31

  



GIORNALE DI SICILIA 11-12 ottobre



 Dopo i tumulti di Riesi

  

 Truppe rientrano a Riesi  Lo stato dei feriti  

 Un sottotenente ucciso

  CALTANISSETTA 10 notte.

  

 Finalmente, stamane dopo tre giorni di tumulti e di ansie nella cittadina di Riesi è ritornata una relativa calma. Stamane alle 2 dalla miniera di Trabia, ove si trovava concentrata, tutta la forza, composta di arditi, fanteria, carabinieri, agenti, mitragliatrici, ed artiglieri, mosse in colonna alla riconquista del paese. Da due giorni in vari punti della città si vedevano ad una certa distanza i contadini armati che guardavano l’ingresso montando a turno la sentinella.

  Stamane però all’alba quando gli arditi giunsero per primi alla porta della città, i contadini si squagliarono di corsa.

  Immediatamente si prese possesso di tutti i servizi pubblici, compreso il telegrafo.



 Secondo le notizie segrete pervenute al questore comm. Presti, comunicato subito al commissario Caruso, poterono essere rinvenute le armi, le munizioni e la mitragliatrice che i tumultuanti avevano tolto alla truppa. Il paese è occupato militarmente e vi regna una certa calma.



 Stamane qualche negozio cominciò a riaprire e i cittadini, dopo due giorni in cui sono rimasti serrati in casa, cominciarono a far capolino per le vie della città. Dai paesi vicini e da questo centro sono partiti dei medici per apprestare le cure ai feriti.

  I morti accertati finora ammontano a 10 dimostranti e fra gli stessi vi sono 50 feriti.

 Fra i militari sono stati feriti due soldati, ed è stato ucciso il sottotenente Di Caro Michele, da Villarosa, con un colpo di rivoltella alla gola.



 Il deputato provinciale ingegnere Accardi, ferito ieri nei tumulti, migliora sensibilmente.

Trovasi sul posto l’Ispettore del Ministero dell’Interno comm. Trupi, inviato appositamente per procedere ad una inchiesta.



 L’on. Pasqualino Vassallo ha pubblicato un proclama alla cittadinanza, invitandola alla calma e promettendo tutto il suo interessamento per la soluzione dei più urgenti problemi che la interessano. L’on. Pasqualino Vassallo partirà presto per Riesi, per fare opera pacificatrice.



 In città ha fatto impressione l’arresto dell’avvocato Carmelo Calì, sul cui movente la questura mantiene il massimo riserbo.



 Pare che il Calì sia accusato di aver provocato i tumulti, d’accordo con l’Angeletti inducendo i contadini all’occupazione delle terre. Però nulla di preciso si è potuto finora sapere. Oggi intanto tanto l’Angeletti che il Calì sono stati condotti nel nostro carcere giudiziario. Molti altri arresti sono stati operati sul luogo.

L’Angeletti, secondo notizie pervenute alla nostra questura, sarebbe un anarchico e disertore della Regia Marina.



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 Questo il completamento della cronaca dei fatti di Riesi del successivo numero del Giornale di Sicilia. Come al solito, cronaca stringata ma molto efficace e soprattutto molto attendibile. Vorrei vedere come i detrattori attuali del Messana possano ficcare le loro infamanti calunnie in questo quadro effettuale di tragiche vicende. Certo, il movimento contadino non ci fa bella figura e noi che siamo di una certa parte politica e siamo fanatici e ne soffriamo, abbiamo voglia di sovvertire la verità dei fatti per comprovare la qualità delle nostre idee persino quali si calano nella inflessibile storia.



 Fede politica, attaccamento alle proprie scelte ideali, voglia di salvaguardare ricostruzioni storiche a noi favorevoli sono comprensibili ma come poi si possa arrivare alle calunnie e scempiaggini storiche dell'ANPI di Palermo è cosa sconcertante. Ecco quello che per l'ANPI di Palermo sarebbe avvenuto in quell'otto e nove ottobre del 1919 a Riesi e di chi sarebbe stata la colpa. E guarda caso in quel tempo in cui almeno in Sicilia di fascismo ancora nulla, ebbene non poté che essere un fascista il colpevole di tutto e non poté che essere stato il Messana il solito stragista e non più tardi del 2012 ci tocca leggere:



“Orcel viene assassinato ad un anno dalla strage di Riesi del 1919 dove vengono assassinati 15 contadini compreso un tenente di fanteria che si era opposto all’ordine fascista di sparare sui contadini che manifestavano per la riforma agraria. Ad ordinare il fuoco in solidale intesa con la mafia è stato un fascista della prima ora, Ettore Messana di Racalmuto, ufficiale di P.S., poi membro dell’OVRA, il servizio segreto, efferato criminale di guerra questore a Lubiana negli anni 40 ed infine lo ritroveremo inspiegabilmente ….Ispettore generale di polizia in Sicilia negli anni 1945!”



Di sicuro, il Messana, dceduto nella metà degi anni ’60 non può più rintuzzare e sporgere una raffica di denunce per calunnia aggravata come fece con l’allora onorevole comunista Montalbano che fu costretto ad una serie di contorcimenti giuridici etici e storici per cavarsela da una esemplare condanna.

Forse a qualcuno può venire in mente che trattasi di personaggio ormai storico e quindi lo si può dileggiare come più fa comodo.



 E no! E lo dico a tutti i detrattori del Messana, da Malgrado Tutto a Link Sicilia, alla Cernigoi, a Lucarelli, a Rai tre, a Bompiani, a Casarrubea, a Procacci e ad un altro paio di cronisti che abboccarono alla lauta pietanza offerta dall’ANPI et similia.

  La famiglia Messana c’è ancora, sta pagando costi altissimi morali economici e materiali per questa martellante campagna di infamie assurde e inventate contro il gr. Uff. comm. Di SS. Maurizio e Lazzaro, l’ispettore generale di PS dott. Ettore Messana da Racalmuto, il paese di Sciascia.

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GENT.MO professore. non ho modo di far recapitare alla Cenigoi le mie controdeduzioni alle sue insolenze. Ove Ella avesse possibilità di avere un qualche modo e sempre che volesse adoperarsi in una faccenda che non la riguarda Le sarei particolarmente grato. La ringrazio comunque con i miei deferenti saluti.



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Caro dott. Tsaverna, per tagliare la testa al toro, come si suol dire, basterebbe che lei rendesse pubblici alcuni dei documenti che

riabilitano Messana. In fondo a chi, con un minimo di serietà fa una ricerca, solo i documenti interessano, perché sono quelli che necessitano alla formulazione di un giudizio, o alla sua riformulazione. Mi creda, il resto conta poco.


7 agosto 17.04.28


Gentilissimo Professore, non sono per niente d'accordo. Io i documenti li ho già pubblicati, anche se non tutti. Questi documenti e gli altri non riabilitano il Messana per il semplice fatto che non c'è nulla da riabilitare. Quello che c'è è che io conto ben sette fonti che falsando documenti, accantonandone altri evitando di completare le ricerche archivistiche, storiche e persino giornalistiche, trascurando sentenze passate in giudicato hanno calunniato il Messana.

Provato che il Messana nel 1919 non fu stragista, che nel 1942 non fu criminale di guerra e peggio, che diciamo il primo maggio del 1947 non era "capo del banditismo siciliano" (sue parole), che di conseguenza da siffatte intenzionali calunnie ne sono derivati gravissimi danni alla famiglia di OGGI, delle due una: o le fonti - come ho cercato in tutti i modi di far loro ravvedere - rettificano le loro calunniose  condanne, o saranno i competenti tribunali a stabilire la verità dei fatti con le conseguenze del caso. Quindi il toro può starsene tranquillamente con la sua testa sul collo. Né a me (extra partes) né alla offesa signora Giovanna Messana può importare dei calunniatori.




 Noi siamo andati a rovistare fra le carte dell'archivio di Stato di Caltanissetta e nulla abbiamo trovato che possa coinvolgere il Messana per codesti efferati crimini di Riesi del 1919. Ma sorpresa delle sorprese, veniamo a scoprire che nel 1919 la questura a Caltanissetta non c'era, c'era solo un distaccamento presso la Prefettura all'epoca sotto il ferrea direzione del prefetto Guadagnini. Questi fa dei fatti un paio di mesi dopo un rapporto circostanziato al suo Ministero.

L'abbiamo rinvenuto presso l'Archivio Centrale di Stato di Roma. Anche qui nulla che possa buttare ombre sul Messana. Semplicemente del tutto ignorato per la semplice ragione che non aveva avuto alcun ruolo in quel groviglio di tristi vicende.  

 Eccovi quel rapporto:

leggetevelo, scandagliatelo e vediamo cosa vi potreste trovare per aggredire il Messana. Diciamo subito: NULLA



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