sabato 16 luglio 2016






IL COMPAGNO GIOVANNI ANTONIO RINALDI








Santa Lucia di Fiamignano. Questa diremmo la sua periferia. Vi ho casetta. Sopra monti aspri estesi. Vi è Rascino con il suo proteiforme laghetto. E ancor più sù il CORNINO, come inaccessibile, anche se di recente hanno ottenuto fondi per dire di avere riesumato una strada francigena che dal Nord Europa arriverebbe sino a Capo Passero in Sicilia. Pur di far soldi, anche qui, non si va per il sottile.



Ma gente onesta qui, proba, scevra da violenze, senza mafia pur essendo avendo fatto parte del Regno delle Due Sicilie. Confina con lo Stato Pontificio. Possibilità un tempo per i briganti di farla franca. Ricercati in Baronia fuggivano nello Stato Pontificio. Inseguiti dagli scherani di Papa Sisto facile trovar ricovero in grotte come quella che si dice dimora del famoso bandito Viola, o in grotte sparse in questi monti tra il Velino e la Duchessa. Celeberrima Val dei Varri con guerriero longobardo tumulatovi. Pigorini trovò quell'avello se lo portò a Roma. Finì ben ricostruito nell'omonimo museo all'EUR. L'ho ricercato pochi anni fa. Sparito. Sto cercando di spingere le locali autorità a recuperarlo e magari ricostruire quella tomba all'interno della fascinosa caverna di Val di Varri: una infernale grotta da grandi speleologi; davvero SUBLIME in senso pittorico e filosofico.



In questa maliarda terra del Cicolano ho avuto la ventura di conoscere un grande uomo Giovanni Rinaldi, classe 1925, deceduto alquanto tragicamente dopo una scivolata sulla terra ghiacciata il 17 febbraio 2015.



Compagno per antonomasia, per quarant'anni abbiamo confabulato in Santa Lucia, concordi anche se lui fu e rimase comunista ortodosso sino alla fine dei suoi giorni, mentre chi vi parla ha tanto ondeggiato ideologicamente nella sua ormai lunga vita ma sempre ancorato a sinistra, all'estrema sinistra.



Giovanni Antonio Rinaldi nacque a Fiamignano ma la sua travagliata vita la visse nella frazione di Santa Lucia , una frazione che odia Fiamignano con tutte le sue forze. Santa Lucia, è piuttosto rossa mentre il capoluogo pende a destra, se non fascista di sicuro nutre sentimenti reazionari, tipo biancofiore ma dalla parte dell'estrema destra.






Il compagno Giovannuzzo come dicevan qui si industriò molto nell'arte casearia. Geniale, aveva valentìa impareggiabile. Quando mancavano le sofisticate tecnologie, lui usava le due dita congiunte per misurare la giusta temperatura. Meglio di un termometro. Ricordo una volta tra il miagolare di tanti gatti qualcuno anche nero a parlare a parlare per spiegarmi la sua abilità casearia. I suoi formaggi andavano a ruba. Venivano da lontano a comprarsi il suo cacio nelle classiche forme.
Aveva armenti in montagna. Mandria di rustica complessità di fronte alla Fonte dell'Ospedale, con acqua altamente diuretica.



Non proprio giovanissimo sposa una avvenente ragazza di Genzano, zona rossa. Approda a Santa Lucia la compagna Emma Trinca: intelligente, sagace, gentile, affezionata. Rende felice per decenni il compagno Giovannuzzo.



Il compagno Giovanni a Santa Lucia è capo naturale, la classe operaia lo segue, lo adora, pende dalle sue labbra, dalla sua cultura proletaria. Santa Lucia è terra sostanzialmente traumatizzata dal fascismo. Grossi gerarchi vi avevano dimora. Ma Giovanni più che avere a che fare con i vetero fascisti deve vedersela con i sognorotti del luogo, proprietari terrieri vessatori. Lotte contadine che si susseguono con Giovanni alla guida: tenace dura contrappositiva irriducibile.

Ma con i Balduzzi e con i Lugini i contrasti si attenuano: scatta l'umana simpatia. La reciproca stima.



Delle sue lotte contadine Giovanni molto mi parlò. Credo però che l'esaltazione mnemonica talora lo portasse a qualche esagerazione. Comunque grande uomo, sagace politico, temerario, combattente, inflessibile, coerente, impegnato.

Morì tra la stima e l'affetto di tutti. Salve compagno Giovanni.



Calogero Taverna




 


 



 









 


 

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