DI LUCIO GIORDANO

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Era stato descritto come lo sparring partner perfetto, la vittima designata del furore renziano. A confronto, nel faccia a faccia tv di Enrico Mentana sul referendum, Ciriaco De Mita e Matteo Renzi. Due volti della stessa Dc di destra. Una vecchio stampo, ideologie e affari, l’altra 2.0, appoggiata dal mondo delle banche e della finanza.

‘Uno scontro al cloroformio, ben che vada’, era il commento di molti. Io stesso fino a poche ore dalla diretta mi ero rifiutato di accendere la tv. ‘Sai la noia, sai come verrà fatto a pezzi il povero De Mita’. E in effetti i primi minuti, noia mortale. Poi, deve essere accaduto qualcosa. Forse la presa in giro di Renzi al dialetto campano dell’ex Presidente del consiglio di Nusco, Avellino.  O forse l’irriverenza giovanile dell’attuale premier. O più semplicemente il fatto che De Mita, nonostante gli 88 anni portati con baldanza, ha una base culturale e una  capacità di far politica che l’altro non ha. Fatto sta che poco a poco ‘Giriaco’ ha preso il sopravvento, ha strappato la maschera dell’insolenza all’avversario e ha  risposto colpo su colpo. Cominciando ad attaccare. E a quel punto lo scontro è diventato la caporetto di Renzi.

De Mita gliele ha suonate e cantate, con rime baciate. ” Hai fatto un partito in cui parli da solo”. Poi lo ha definito patetico, si è inalberato dicendo che lui è nato e morirà democristiano, mentre Renzi non sa che cosa sia e quali amicizie frequenti e, per entrare nel merito, si è detto preoccupato del combinato disposto Italicum- riforma costituzionale che, detto da un furbo democristiano, fa capire la pericolosità del tutto.

Un colpo dietro l’altro,  ‘ Giriaco’ ha preso a schiaffoni il povero Matteo, lo ha messo all’angolo. E. a quel punto, plastica è apparsa l’immagine di un pugile suonato, di un Renzi inebetito, inerme, senza artigli per graffiare il vecchio maestro che mai e poi mai riuscirà a superare.  Ma il De Mita di stasera non si sarebbe accontentato di un ko tecnico. Già che c’era ha voluto sferrare altri  pugni ad effetto: “si vede che l’ora è tarda, ti stanchi presto”. E ancora : “La lettura della storia che racconti è fatta tutta su di te. La politica, invece  è la scienza dell’organizzazione dello stato, l’approssimazione ti rende arrogante, inconcludente”. “Le tue relazioni alla direzione del PD dovrebbero essere pubblicate per mostrare a cosa è ridotta oggi la politica”.

Botte da orbi, insomma, sferrati con  una furia lucida. Ad un certo punto Mentana, a bordo ring,  è stato tentato di gettare la spugna. Renzi era ormai innocuo e tutto pesto. Ma il De Mita imbufalito ha continuato a testa bassa, fino al definitivo ‘Credo che Renzi sia irrecuperabile. non conosce i limiti alla sua arroganza’, con il quale l’attuale presidente del consiglio è finito al tappeto, mentre Mentana contava fino a dieci.

Irrecuperabile.  In pratica, in sole due ore, un anziano signore di 88 anni che si diverte ancora a fare il sindaco nel suo Paese arroccato tra i monti dell’irpinia, ha rottamato Renzi. Asfaltandolo. Per la prima volta si è visto Matteo in tutta la sua debolezza politica e caratteriale. Per la prima volta un incontro sul referendum sposterà decine di migliaia di voti verso il No. E per la prima volta ci si pone seriamente la domanda: adesso che Renzi è finito, chi verrà dopo di lui? Ed è forse  stato  questo l’unico momento di ansia in una serata di grande tv. Una serata in cui l’anziano ex presidente del consiglio ha disintegrato l’uomo che per quasi tre anni ha governato l’Italia.

Pure Mentana a riflettori spenti avrà pensato che per il prossimo incontro referendario dovrà trovare qualcuno che difenda le ragioni del sì. Andranno bene tutti. Tranne Matteo.  E anche la cupola di  Jp Morgan, da stasera in poi,  dormirà sonni agitati. Molto agitati.