mercoledì 31 gennaio 2018

Natalino Labbate Perche e un buono a nulla
Gestire
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Lillo Taverna Questo a dire la verità non è vero. Le griandi abilità specie retoriche di renzi non si discutono. Tucidide diceva che la prima dote che deve avere il politico è sapere parlare e Renzi alle volte parla molto (anche se diciamolo francamente) bene. Il fatto è che chi comanda non appare e chi appare non comanda. L'Italia, settima potenza del mondo, non può darsi al primo venuto sol perchè parla bene. Statene certi: ci sono i poteri colti dietro le quinte che pensano, progettano, provano, innalzano e poi quando del caso sommergono. Renzi in un certo anno fu apprexzzarto e valorizzato dai miei POTERI COLTI. Poi sarà stata colpa sua, avrà perso la testa. non piacque più ai POTERI COLTI che lo hanno seppellito con il Referendum. Renzi non si è dato per vinto e abbarbicandosi alla poltrona di un partito ormai in sfacelo sta insistendo e persistendo. I Poteri COLTI gli daranno una esiziale lezione il 4 marzo. Comunque vadabo le cose, tanto un'appannaggio parlamentare lo becca e la inestinguibile assicurazione sanitaria parlamentare gli spetta per tutta la vita come il vitalizio parlamentare. La questione del pane quotididiano e del molto companatico l'ha bene risolta. Rallegramenti. Calogero Taverna
Rammento. Ciampi furoreggiava fuori BI. Ci trasniava non tanto nella moneta uioca quanto nell'EURO senza precauzioni, difese, sbarramenti. Fazio in via nazionale se ne preoccupava. In una relazione annuale ne scrisse sia pure con stile rappreso, cauto. Ma capimmiìo. Alcuni. In una bella aula di Via Nazionale ci radunammo. De Mattia non presenziava ma dominava. C'ero io, Veroli ed altri dell'allora USPIE CGL: Parlai dei timori di FAZIO. Angelo annuì. Fu anzi esplicito. Ma Fazio era cattolico. Stava con Scalfaro. Ciampi lo odiava, finì con il persguitarlo. Fazio fini come fini.
De mortuis nihil nisi bonum d'accordo, ma ricordatevi che se oggi abbiamo la Viglanza scalcinata che abbiamo pensate a Ciampi, se oggi abbiamo il disastro nei c.d. fringe benefit, pensate a Ciampi, se oggi abbiamo da lamentare la sequela di governatori bislacchi, pensate a Ciampi, se oggi abbiamo il disastro MPS, pensate a Ciampi, se con la Cassa di Risparmi (sic) di Livorno è finita come è finita nonostante il mio rapporto ispettivo, pensate a Ciampi, se oggi i pubblici funzionari non debbono giurare fedeltà alla Costituzione, pensate a Ciampi, se siamo finiti nelle grinfie della moneta unica con il costo surrettizio di una patrimoniale del 50%, pensate a Ciampi, se hanno abolito la provvida vecchia legge bancaria in perfetta armonia con l'art 47 della Costituzione, pensate a Ciampi, se io sono finito molto anzi tempo fuori dalla Banca d'Italia penso a Ciampi che non mi volle nella Vigilanza Amministrativa (chiedete a Sarcinelli) perché reo di avere svolto l'ispezione alla sua Cassa di Risparmi di Livorno disattendendo le sue raccomandazioni, in ispecie in favore del suo 'famiglio' Lascialfare, di professione Stivatore di Porto, di fatto banchiere intraprendente caro ai potenti del tempo, le tante triglie democristiane livornesi. Etc. E mi debbo togliere il cappello che non ho? Porto solo il tasco mafiusu. Calogero Taverna 

martedì 30 gennaio 2018

-          i vigneti.
 


 


Ma non tutte le terre erano destinate al frumento. da un rollo della Confraternita di Santa Maria (dedita alla buona morte, e si sa che il culto dei trapassati è stato da tempo un buon affare a Racalmuto) abbiamo potuto enucleare qualcosa come 102 vigneti di varia dimensione, con vette di 18.000 viti che i fratelli Taibi vantavano in località Montagna, dislocati pressoché dappertutto, e coltivati in vario modo: “vinea de aratro” (come dire che fra vite e vite si poteva arare e quindi coltivare frumento o legumi o altro); “vinea cum suis arboribus” (la vigna alberata era consueta a Racalmuto, almeno fino a quando non ebbe a prendere piede quella a tettoia, ultimamente coperta con teli di plastica, in modo anche osceno); “vinea arborata com eius clausura” (una bella vigna alberata in mezzo a chiuse di terre da pane);  “vinea cum eius clausuris, arboribus et domo” (una spaziosa “robba” con vigneti, frutteti e campi di grano); “clausura cum domibus, aqua, terris scapulis et arboribus et aliis” (era la “chiusa” che il potente e ricco Giovanni Amella possedeva nel feudo di Gibillini, a confine con il vigneto di suo fratello Giovanni, con quello di Pietro Salvo e con il vigneto di Antonino Gugliata).


I vigniti, sparsi un po’ ovunque, si palesano però più insensivi a Garamoli, in contrada Montagna, a Bovo, alla Noce, alla Menta, al Rovetto, a casali Vecchio, a Culmitella, al Serrone; in varie località che in quel tempo facevano parte del feudo di Gibillini, come dire i versanti di Monte Castelluccio; in talune contrade oggi di incerta, e talora ormai dimenticata, ubicazione quali: Bigini, Gazzelle,  Granci, Malvagia, Manchi, Pidocchio, Sambuchi, Stalluneri, Santa Domenica; e non mancavano vigneti neppure nella parte Nord, a cavalcioni del vallone oggi così desolato, come ci testimoniano i dati relativi a Donna Fala o a Quattro Finaiti.


Integrando i dati con quelli che appaiono da un altro “rollo” – sempre custodito in Matrice – abbiamo, infatti, vigneti – oltre alle località citate – in contrade quali: Carcarazzo, Pernice, Muscamenti, Cannatone, per non parlare del Ferraro, dei Malati, del Saracino, Sant’Anna, San Giuliano, Rocca Russa, Canalotto, Muccio, Giardinello (feudo di Gibillini), Corbo, Petravella, Cozzo della Pergola, Santa Maria di Gesù, Marcianti (feudo di Gibillini), Vella del Corbo, Arena, Muccio (feudo di Gibillini), Lago (feudo di Gibillini), Scifitello, Castilluzzo (feudo di Gibillini), Carmelo.


 - il sommacco.


 


Una piantagione, che se pur tarda è comunque attestata da documenti del XVII secolo, è quella del sommacco: serviva per la concia delle pelli e quindi, allignando nei costoni rocciosi, ebbe a propagarsi in quelle zone impervie con intensità tale che ancor oggi – seppure ormai quasi inutilizzata – non si riesce ad estirpare. La solita Matrice ci fornisce dati d’archivio: è del 1685 questo documento che attiene ad una ipoteca :


Item in et super salma una et tumulis octo terrarum cum eius vinea et summacio intus et torculare sitis et positis in dicto pheudo et in contrata Bovi secus vineam Francisci de Poma Agostini et secus contrata dello Corbo et alios confines.


 


Apparteneva ad una famiglia ancor oggi in auge: al sacerdote don Pietro Casuccio ed al fratello Nicolò. E certo, di sommacco ebbe bisogno il padre del “nonno del nonno” di Leonardo Sciascia – che, diversamente da quanto asserisce in Occhio di Capra lo Scrittore, era racalmutese puro sangue. Mastro Leonardo Sciascia s’induceva il 22 aprile del 1768 a fare società con mastro Carmelo Bellavia e con mastro Giuseppe Alfano, a suo volta associato con mastro Pietro Picone.


 


-          gli alberi da frutta


 


Gli alberi da frutta, che un tempo dovevano essere molto diffusi, furono drasticamente ridimensionati quando i sabaudi, gli austriaci ed i Borboni ebbero l’infelice idea di tassari in modo capitario.


La rarefazione degli alberi da frutta si coglie benissimo nel rivelo che il convento degli agostiniani fa agli atti del notaio Michelangelo Savatteri, il 10 maggio 1754. [19] Il convento –  ove da giovane divenne diacono fra Diego La Matina - è ancora aperto, ad onta dei divieti papali, ed è davvero prospero. Eppure, si guardi come sono esigue e ristrette le specie di alberi da frutta: 


«Beni stabili rusticani





Possiede questo venerabile convento salma 1 e tumoli 8 di terre, atte a giardino secco, in questo stato, contrata S. Giuliano, confinante con il detto venerabile convento e via pubblica di tutti i lati, che secondo l'estimo dell'esperto di questa terra ragionati ad onze 120 per salma, sono di valore cento ottanta onze, o. 180;


 


Item in dette terre vi esisteno alberi di diverse sorti, cioè mandorle n.° 70 a tt. 6 per uno sono di valore onze 12 che secondo l'estimo dell'esperto d.o, fanno o. 12


Alberi di olive n. 12 a tt. 6 per uno sono di valore onze quattro secondo l'estimo dell' esperto ;


Alberi di pruni   [albero che fa le susine = Prunus domestica culta L., v. Traina] di tutta sorte n.° 200 a tt. 8 per ogn'uno secondo l'estimo dell'esperto;


Alberi di peri  n.° 15 secondo l'estimo dell'esperto ragionati a tt. 6 per uno sono di valore onze;


Alberi di fastuche  [ pistacchio = Pistacium L.)  n. 8 che secondo l'estimo dell'esperto a tt. 15 per uno sono di valore onze 4;


Alberi di noci n. 2 secondo l'estimo dell'esperto unza una per uno sono onze due;


Alberi di pomi [pyrus malus L., probabilmente compresi gli alberi di “cutugna”, cotogno, Pyrus cydonia L.] n.° 6 ragionati secondo l'estimo dell'esperto a tt. tre per uno sono di valore tt. deciotto;


Alberi di granati [melograno, Punica granatum L. Denominato dalla città spagnola, a memoria dell’importazione araba] n.° venti secondo l'estimo dell'esperto a tt. 3 per uno sono di valore onze due;


Alberi di fichi n.° 15 secondo l'estimo dell'esperto a tt. 4 per uno sono di valore onze due


 


Mancano aranci e mandarini ed anche limoni. Mancano: gelsi, sorbi, peschi, nespoli, ciliegi ed altre specie oggi piuttosto ricorrenti nelle campagne di Racalmuto. Notisi la prevalenza dei frutti invernali. Quanto al valore, questa la gerarchia: noce (un’onza ad albero); pistacchio (15 tarì ad albero); pruni (tarì 8 ad albero), nonché mandorli, ulivi e peri (tutti sollo stesso standard di 6 tarì ad albero) e, quindi, gli alberi di fico (4 tarì ad albero), i melograni con i pomi a soli 3 tarì ad albero. Si tace sui fichidindia che dovevano pur esserci.


 


- le risorse agricole degli agostiniani di S. Giuliano.


 


 


Il documento ci pare perspicuo anche per quest’altri rilievi agrari:





«Possiede pure detto venerabile convento, in detto stato contrada Barona, salma una e mondelli due di terre scapoli per uso di seminerio, confinante con Carlo Barone, e via publica, che secondo l'estimo dell'esperto ragionati ad onze 120 salma sono di valore cento trenta cinque onze ...... -/ 135.


 


Possiede più detto venerabile convento tumoli 12 di terre occupate da n.° migliara 8 di vigne nel feudo delli Gibillini Contrata Ferraro confinante con vigne di Santo Diana, Nicolò Curto, ed altri, e via publica, che secondo l'estimo


 


Possiede pure detto venerabile convento in detto stato mcontrada Barona salma una, e mondelli due di terre scapoli per uso di seminerio confinante con Carlo Barone, e via publica, che secondo l'estimo dell'esperto ragionati ad onze 120 salma sono di valore cento trenta cinque onze ...... -/ 135


 


Possiede più detto venerabile convento tumoli 12 di terre occupate da n.° migliara 8 di vigne nel feudo delli Gibillini Contrata Ferraro confinante con vigne di Santo Diana, Nicolò Curto, ed altri, e via publica, che secondo l'estimo dell'esperto ragionate ad onze 12 per migliaro sono di valore onze novantasei e tarì 10 ....................-/ 125.10.


 


In dette vigne esiste il Palmento per commodo della vendemmia e con altre due case di abitazione terrane e cioè una entrata, e l'altra paglialora, e due camere di sopra, che secondo l'estimo dell'esperto di questa sono di valore onze trenta ................................................................... -/ 30


 


In dette vigne vi sono n.° trenta quattro alberi di mandorle, peri, fiche, ed olive, che secondo l'estimo dell'esperto di questa ragionati a tt. 6 per uno sono di valore onze se, e tarì venti quattro ......................................................................................................................... -/ 6.24.


 


Possiede di più detto venerabile convento tumoli 8 di terre atte a seminerio confinanti coll'istesse vigne di sopra ad onze 64. salma secondo l'estimo dell'esperto importa trentadue onze .. -/ 32


 


In dette terre vi esiste fiumara con sua acqua sorgente in n.° 100 alberi di Pioppo che prezzati


secondo l'estimo dell'esperto a tt. 8, grana uno, sono di valore onze quattordici e tarì 20 ..-/14.20»


 


Lo spaccato contadino del mondo racalmutese settecentesco si tinge anche di questo tratto non proprio edificante. I ricchissimi frati di San Giuliano si danno alla questua lungo le campagne ed ottengono dai devoti villici questi tutt’altro che trascurabili “introiti spirituali”:
Giorgio Ruini Calogero, che fai ? Ci consigli forse di votarlo "turandoci il naso"? Di antica memoria ? 🙈😩🤑😡
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Lillo Taverna Assolutamnte no! Ma siccome verrà votato dagli altri e siccome sarà Lui comunque la si giri a costituire il nuovo governo e siccame non potrà ANCORA essere Lui a fare il Presidente del Consìglio ecco che imporrà Tajani che mi parrà l'uomo giusto al posto giusto per una successione soft di Daaghi, per un recupero delle anutonome nazionali in tema di Vigilanza bancaria consona alla difesa del risparmio ai sensi della nostra resuscitata Costrituzione (art. 47) etc etc etc. ecco perché non considero una sciagura codesto conclamato ritorno del Cavaliere. Quanto al mio voto personale, l'ho detto e lo ripeto, io voterò in Sicilia per LeU nella speranza che si recuperi l'apporto salvifico per il nostro sistema creditizio che porta il nome del mio amico e stimato Massimo D'Alema. Per quanto mi è possibile io ragione e lascio agli altri o alle altre gli accaldamenti uterini. Calogero Taverna
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Giorgio Ruini Grazie Lillo, di mia stimata memoria, io comunque condividendo pienamente il tuo discorso, ti confesso che quando penso a questo nostro illustre " Coetaneo " vengo preso da un certo senso di nausea e da brontolii di basso stomaco che mi mettono sull'avviso e fanno risvegliare il nostro vecchio senso del pericolo . Mi dovrei fidare di questa vecchia volpe ? I miei polli sono in pericolo ! Non dimentichiamolo !
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Giorgio Ruini Anche perché il discorso non potrà essere lui nasconde un grandissimo pericolo e cioè che anche il " ben noto " Taiani , sarà solo la solita testa di legno all'italiana , perché la vecchia volpe , arrivata la sentenza da Bruxelles in cui conta, lo di -metterà rapidamente per sostituirlo ! Ricordati che costui è il GranMaestro , stai sereno !
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Lillo Taverna Non credo che debba risponderti su Berlusconi, non sono un suo fans. Certo il mio giudizio non collima cn il tuo. A suo tempo spinsi Garavini a stigmatizzare Berlusconi con un paio d perfide interrogazioni parlamentari. Partivo da quanto avevo annusato in SECIT circa le operazioni dividend washing DEL CAVALIERE. Ma non era il cavaliere ad averle ordito quelle micifiali ELUSIONI fiscali. Posso però dire che da lì è partita l'ira funesta della bionda Boccassini che ha consumato una sua avversione personale. In questo contesto credo Berluscuni più una vittima che un malefico. Ma tutto ciò c'entra poco con la presente congiuntura storica. Per la trappola che è diventata la BCE (e peggio se fan fuori il Draghi che Berlusconi ha imposto), più che il diavolo vedo in berlusca il buon Samaritano. S'intende pensiero mio personalissimo.
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Giorgio Ruini Anche perché io rappresento " la diffidenza emiliana " e quindi chiedo : è forse solo per questione pubblicitaria che il simbolo dica chiaramente Berlusca Presidente ? Non della " bocciofila di arcore " ! Come potrebbe essere oggi ma dopo la sentenza .....?
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Giorgio Ruini In Emilia per migliaia di anni e' passato il mondo intere quindi siamo diffidenti di natura !
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Lillo Taverna e figurati noi siciliani. Ma io leggo Bobbio che diceva la democrazia è l'arte del consenso ertorto e lo modifico dicendo che la democrazia è l'arte del dissenso estorto.