Ettore Giuseppe Tancredi
Messana nasce a Racalmuto a Sant’Anna nel 1884, in un intervallo in cui
il padre don Clemente, alle prese con le crisi economiche di famiglia, vi era
approdato lasciando l’opulenta Palermo.
Qualche anno - forse
il tempo di fare le Elementari sotto quei truci maestri che usavano di gran
lena la verga sulle mani dei bimbi svogliati ed ora chissà perché osannati nello stradario dei nuovi quartieri oltre il
Ponte del Carmine - e quindi il ritorno
a Palermo, nella capitale siciliana, ad erudirsi aggraziarsi, laurearsi.
Attorno al 1910, Ettore Giuseppe Tancredi Messana torna a
Racalmuto e comincia la sua carriera da giovane avvocato. Ha tempo e voglia di sposarsi con una gentil
donna del Palermitano, fare un figlio e sbarcare il lunario anche nel truce
periodo della grande guerra.
Quel dopo guerra fu però cupo feroce in perniciosa crisi
economica. La famiglia della consorte di Ettore ha buoni agganci nel
palermitano, specie con sua Eccellenza Orlando: Ettore e il fratello possono
così entrare in polizia da vice
commissari.
Ettore venne destinato alla vicina Mussomeli. Ma accadde che
Orlando va via da primo ministro e subentra Nitti. La prefettura di
Caltanissetta (allora la questura era subalterna al prefetto) è disorientata.
Comunque nessun occhio benevole verso questo vicecommissario venuto da
Racalmuto.
Scoppia, in pieni comizi elettorali cui Nitti tiene tanto un
gran putiferio in Riesi. Pasqualino latita, un tal Calì di Mazzarino vuol fargli le scarpe. Un Allegretti agitato
socialista approda dal Continente. Un forsennato personaggio, Butera, uscito
dal seminario arringa il ‘basso popolo’ e anarchicamente vorrebbe istituire una
micro Repubblica riesina di stampo
socialistoide. Di moda l’occupazione delle terre. Solo che a Riesi le terre
sono feudi ben saldi nelle mani di gabellotti,
diciamo uomini di onore, fedelissimi ladri di signorotti e di rampolli
di un feudalismo addirittura spagnolo.
Il prefetto di Caltanissetta
è abile manovriero: è tutto per la conservazione agraria ma non può
opporsi a Nitti che cerca riprovevoli intese con socialisti sia pure
‘ufficiali’.
Che fare? Il signor predetto di Riesi ha una brillante idea:
servirsi di questo strano vice commissario di Mussoli che non ha per nulla la
grinta dello ‘sbirro’ (mi dispiace per i detrattori di Messana) ma che ancora
luccica di curialismo avvocatizio, capace cioè di interloquire anziché
ricorrere alla usuale violenza poliziesca.
Lo prende, gli dà un
irrituale incarico: giostrare con due mitra a scopo intimidatorio, mitra comunque
che sono dell’esercito, che sono sotto la diretta responsabilità di un inesperto tenentino di Acquaviva e che un manipolo di maldestri soldati deve e
può usare come e quando vuole. I carabinieri vengono tenuti in disparte. Presenti
ma mai ufficialmente.
Ettore giunto a Riesi, in compagnia di tenentini inesperti e
di soldati scalcinati ma con due mitra pronti a mitragliare, se la deve vedere
con un guazzabuglio ribelle, e con gente facinorosa dalla pistola facile. Un
tale Allegretti raccoglie la plebaglia che prima sottostava al Butera, un tempo
seminarista ed ora agitatore irrequieto e indisciplinato, e la porta ad occupare terre spagnole gestite da
campieri dal ‘tascu tuortu’.
Arbitrio non ammissibile. Ettore si porta al ciglio del feudo
(spagnolo) occupato e mostra i denti: il tenentino di Acquaviva fa schierarvi
esercito e mitraglia ed è pronto a far
fuoco. L’Allegretti capisce l’antifona e fa disperdere i suoi scherani.
Ma non può darsi per vinto. Raduna i più facinoroso nella
piazza centrale di Riesi e da un podio, forse un balcone, inizia un infuocato comizio
non autorizzato. Ettore lo invita a desistere. Allegretti si apparta con Ettore
per stabile una onorevole via di uscita per entrambi, il rappresentante della
rivolta popolare riesina e il vice commissario tutore dell’ordine pubblica. Si
era già deciso: Ettore faceva ritirare la forza pubblica del tenentino con il
mitra e Allegri invitava quei truci villani e surfarara a tornarsene a casa.
Avvenne che nel mentre partano dalla folla dei colpi di
pistola che feriscono un soldato. Pronta la reazione. Qualcuno non autorizzato mette il dito sul grilletto del
mitra e sul suolo una falcidia di dimostranti.
Mentre Ettore Giuseppe Tancredi Messana colloquia ancora con
il socialista Allegretti, i militari sbandano e si danno alla fuga. Al contempo
scappano pure i dimostranti. In un
cortile il tenentino viene giustiziato; un galantuomo di Riesi di ambigua
posizione politica viene aggredito e ferito.
L’ORA e il Giornale di Sicilia diffondono la notizia di
quella agghiacciante strage. Giunge eco a Roma. Nitti, in piena campagna
elettorale, viene aggredito dalla stampa di destra come uomo che blandisce
facinorosi socialisti.
Nitti manda un ispettore generale di PS tal Trani. Intanto le
acque a Riesi si erano calmate del tutto
per l’azione energica di un manipolo di militari e di carabinieri agli
ordini di un alto graduato dei
carabinieri. La Prefettura di Caltanissetta cerca di sottrarsi alle sue responsabilità
volendo far credere che aveva, sì, disposto l’uso di due mitra ma solo ‘a scopo
intimidatorio’. Trani mi pare un pesce
fuor d’acqua nel cercare di fare chiarezza. Liquida il Messana restituendolo al commissariato di pertinenza. Redige un
rapporto “segreto” che chissà come viene a galla solo nel 2012 e che non si sa
come Malgrado Tutto può sbandierare. Malgrado Tutto pensava di poter seppellire
l’onore del compaesano Ettore Giuseppe Tancredi Messana, ma non si accorge che
quel rapporto Trani che Li Causi ebbe ad ignorare nel luglio del 1947 suona a
totale discolpa del vice commissario nato a Racalmuto nel 1884.
Il Trani manda via su due piedi il Messana da Riesi. Lo mette
forse in ferie obbligatorie. E’ troppo
scomodo per il POTERE, per il Governo,
per la Prefettura di Caltanissetta, per le losche cosche locali ammanigliate a
Pasqualino in contrasto a quelle del Mazzarinese ammanigliate all’avvocato
Calì, trombato in quelle elezioni nazionali del 1919.
Ettore Giuseppe Tancredi MESSANA del tutto estraneo alla
strage di Riesi (non per nulla la mafia locale giustizia il tenentino di
Acquaviva e lascia in pace il racalmutese) non viene fatto neppure rientrare a
Mussomeli. Letteralmente viene all’istante sbolognato, trasferito a Bologna.
Ma non ogni male vien per nuocere. Messana, fedelissimo al Re
e alla Monarchia (monarchico lo sarà per tutta la vita ) a Bologna che fa? Si
mette a perseguire un fascista della prima ora un certo sbandato Benito
Mussolini. In casa Messana a Roma tanta documentazione in proposito. Purtroppo negli sfracelli di
famiglia questa importante documentazione è andata a finire in mani ostili, al
momento dunque dispersa.
A Bologna Messana lascia il segno come persecutore dello
sbandato Mussolini. Altro che fascista della prima ora signori dell’ANPI di
Palermo. Almeno informatevi prima di calunniare. E Messana ebbe tanto a pagarla
questa sua ‘bolognese bravata contro il futuro, allora imprevedibile, DUX. E il
DUX salito al potere quella colpa
originale del Messana gliela fece pagare cara. Subito ghettizzandolo sia pure con il grado di VICE
QUESTORE a Bolzano, quindi impedendogli di salire di grado come questore di
Palermo e dopo fregandolo come questore di Lubiana. Non solo,. Quando dovettero
promuoverlo per punirlo del fatto che non si era sobbarcato agli ordini
tedeschi volti ad incrudelire contro i partigiani o briganti slavi di Lubiana,
nacque il problema della sede cui destinarlo. Per l’acquisito grado di
ispettore generale di PS aveva diritto ad una sede di altissimo prestigio. Chiede Bologna il Messana. Niente
da fare. Ancora ostativa la colpa bolognese antimussoliniana. Finisce a Trieste osteggiato dalla alta gerarchia fascista. Lui, incauto, d’accordo
con Senise cerca di fregarla quella perfida casta di gerarchi fascisti, ma
questi sanno e mettono sotto tiro il Messana. Giunge l’8 settembre 1943. Il
Nord è in mano di Pavolini, sorge la
Repubblica sociale di Salò. Messana deve scappare abbandonare tutto nascondersi
a Roma nelle cinta muraria vaticana se vuol far
salva la vita.
Messana Fascista? Per obbligo sì finché poté e dovette. Ma
dice consapevolmente Senise, capo della Polizia negli anni tristi della guerra
del ’40, ‘non aveva l’animo del fascista’. Voi dell’ANPI come la mettete?
Il Fascismo trovò tra i piedi questo commissario di polizia
in quel di Bologna che aveva osato perseguitare il cavaliere Sua Eccellenza Benito Mussolini
lo prende e lo trasferisce a Bolzano, lontano dalla Sicilia, dalla mafia di
Mussomeli e di Palermo. Comunque la stima di cui gode Ettore Giuseppe Tancredi
Messana è tanta per cui viene sì trasferito alla frontiera come dire al fronte,
ma con il grado di Vice Questore.
A Bolzano il siculo Messana si trova bene, si guadagna la stima
e la benevolenza della popolazione ed entra nelle grazie persino di un
personaggio dell’alta gerarchia fascista il Grazioli che a dire di Bocca
mancava di fanatismo ed osava mostrare simpatia per gli ebrei.
A Roma al Ministro
degli Interni il Vice Questore di Bolzano cresce in considerazione e apprezzamento tanto che lo ritengono idoneo
a dirigere la Questura di Palermo. Ma lì non è possibile andare per il guazzabuglio
di interessi mafiosi che pur in epoca fascista e pur dopo il prefetto Mori si
aggrumano disgustosamente. Il feudo mafioso di un senatore di Sutera giostra a danno di Ettore Giuseppe Tancredi
Messana, parola del denigratore Difrancesco.
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