martedì 31 maggio 2016


carissimo Giovanni, va da sé che di quello che hai scritto a proposito della "lodevole iniziativa" di Emilio Messana io non ne ne condivido un bel tubo- Ti confesso che non l'avevo manco letto. E' difficile che io legga anche per una questione di vista.



Ho 82 anni compiuti. A te che sei mente fina pongo un paio di quesiti avverso Sciascia e le sue malfamate parrocchie.



Perché non parla della questione degli zolfatai? Perché tace su quell'efferato delitto Tinebra (peraltro suo benefattore) che portava a don Calogero Vizzini? (Altro che congiura dei loquaci del loquace a vanvera Savatteri!).



Perché là irride alla Madonna del Monte (e dopo accusa il modesto ma onesto padre Morreale non più gesuita da mezzo secolo)?

Perché nelle parrocchie non ci dice nulla su fra Diego e poi ne strombazza meriti che ogni normale intelligenza rigetta?

Perché si inventa tutte quelle panzane su Girolam o II del Carretto, sulla sua consorte la Principessa di Ventimiglia e perché pasticcia sugli eredi di Girolamo II del Carretto?



E soprattutto dove mai ha trovato le fonti documentali per scrivere: "l'investitura passava ai marchesi di S. Elia ... fu grande riforma quella dei Sant'Elia fecero centocinquanta anni addietro, divisero il feudo in lotti, stabilirono un censo non gravoso…"?



In base a quale certificato di morte poté scrivere: "passarono i garibaldini da Regalpetra, misero un uomo contro il muro di una chiesa e lo fucilaronio ..."?



Non continuo, ma potrei.



Ora dimmi Giovanni: non ti sembra che sprecare una settimana per far fare pubblicità al Corriere della Sera al Circolo Unione con un pizzico di lubricità (le tondeggianti cosce di una tardona) è davvero una “lodevole iniziativa”? O è soltanto un affaruccio persino spregevole?

Ho sempre creduto che la cultura è soprattutto ricerca della VERITA'. e se dixit Plato magis veritas.



E odierò vita natural durante Sciascia che fa a quelle maldicenti parrocchie questa postfazione: "Ho tentato di raccontare qualcosa della vita di un paese [alias Racalmuto] ….. e spero di aver dato il senso di quanto lontana sia questa vita dalla libertà e dalla giustizia, cioè dalla ragione!".



Contesto!



E in questa settimana gravosa per le  esauste casse del Comune del mio borgo natio dovevo avere almeno accesso per difendere l'onore della Racalmuto verace che il F. Emmanuello Maria Catalanotto, per atti pubblicati in Palermo nel1764, riferendo alla sua signora D. Raffaella Maria Gaetani e Buglio, contessa di Racalmuto, così elogiava:



" gentilissima e fedelissima ... assai benigna, Giardinu di biddizzi, e di decoru [che] di li rari virtù porti l'Insigna, di ogni scienza la curuna d'oru: Pri li meiti toi sij stata digna d'aviri di lu Munti un gran tesoru chi ti difendi la bella tua vigna dall'insidij iniqui d'ogni moru.".



Mi dirai carissimo Giovanni che quello si dimostra  un agostiniano ruffiano che esagerava e quella sparata finale contro l'accoglienza dei "mori" alias i novelli migranti di fede musulmana non lo rendono molto commestibile,



Però non era racalmutese e se elogiava tanto i nostri concittadini del 'Settecento mi pare più accettabile di uno Sciascia che mostra qui (e peggio in Paese con figure) tanto disprezzo verso la nostra Racalmuto.



E questa deve continuare a svenarsi per esaltarlo e fare incassare alla famiglia ulteriori diritti d'autore che vanno scemando? (conosco bene la faccenda dei diritti di autore ma so che mentre  si vietano riedizioni Bardi o pubblicazioni di Fuoco all'anima,  poi contro la volontà testamentaria del caro estinto si fa mercemonio delle carte che a ragione Sciascia voleva non si svelassero). Calogero Taverna

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