28]) Il Griffo (op. cit.) accenna all’esposizione di «un ripostiglio di aurei imperiali (ben 207 pezzi) del V secolo d.C. proveniente da Racalmuto per scoperta occasionale del 1940. » A suo dire il medagliere sarebbe stato oggetto di «un accurato inventario a cura della dott.ssa M. T. Currò-Pisanò, che s’era preso anche carico di elaborarlo per le stampe». (Ibidem, pag. 317). Abbiamo cercato di saperne di più presso il Museo di Agrigento, ma siamo stati sgarbatamente messi alla porta come importuni scocciatori.
[29]) B. Pace, Arte e Civiltà della Sicilia Antica IV, p.174.
[30]) V. D'Alessandro, per una storia delle campagne siciliane nell'Alto Medioevo, in Archiv. Storico Siracusano, n.s. V, 1981.
[31]) André Guillou, L'Italia bizantina dall'invasione longobarda alla caduta di Ravenna, Vol. I, Torino 1980, pag. 316.
[32]) Cfr. Arch. Stor. Sirac., n. s. IV. 1975-76, pag. 74, n. 149
[33]) P. Griffo, Il Museo Archeologico Regionale di Agrigento, 1987, pag.192.
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Lillo Taverna lo Taverna ha condiviso un post.

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Carmelo Antinoro Chi ti ha messo sgarbatamente alla porta Lillo
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Lillo Taverna cose di trant0anni fa
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Lillo Taverna Ad ogni buon conto esiste o no esiste questo benedetto catalogo della Currò di cui parla ab immemorabili il Griffo?. Con l'arcisovraintentende ebbi una discreta cosietitune molto tempo fa. Abitava a Roma e mi diede molte sue pubblicazioni. A pag. 198 Altro...
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Lillo Taverna La Currò-Pisanè fece dopo tanta carriera. Mi pare che tra 207 'aurei imperiali' e i 203 esemplari di Giuseppe Guzzetta ce ne corra. Non me ne intendo ma sono propenso a fare una grossa differenza tra i solidi di Tiberio II e il resto. Anche André Guillou fornisce valutazioni che stridono - se ben capisco, con gli assunti del Guzzetta,
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Lillo Taverna I miei contrasti furono con i vari Carbone, Parello, i loro refrerenti a Racalmuto. E non escludo la Fiorentini. Ma in particolare con una certa Maria Musumeci come da foto. Cose vecchie dunque e attinenti più ai miei amministratori comuninli che alle autorità di settore agrigentine.
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Carmelo Antinoro Comunque al museo non tutti i reperti vengono esposti perché non avrebbe senso: ci vorrebbero spazi immensi e i percorsi diverrebbero ripetitivi e noiosi. Normalmente si espongono quelli migliori e più rappresentativi. Anch'io ho avuto contrasti con gli stessi personaggi pur essendo un collega di pari grado.
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Lillo Taverna L'errore che commettono questi autori è forse dovuto al fatto che alcune monete (penso le più significative) sono esposte in una vetrienetta alla Sala IX indistinte con altre e quindi non subito individuate. Molto gentilmente a me e mia moglie ce le hai fatto vedere. Grazie ancora
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Carmelo Antinoro Pensa dopo avere ritrovato una flebile mappa del cinquecentesco complesso conventuale francescano non più esistente a Favara, dopo avere individuato il punto sono andato sul posto con la Musumeci allora responsabile del servizio beni archeologici. D'acAltro...
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Carmelo Antinoro Certo sarebbe utile dividere le monete in apposito monetiere e accompagnarle con didascalie.
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Carmelo Antinoro Lillo Taverna ci vorrebbe la lente per leggerlo
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Lillo Taverna Ma l'ultimo reperto relativo a Racalmuto pre-arabo resta per il momento il cennato ripostiglio di aurei imperiali (oltre duecento) rinvenuto casualmente in contrada Montagna. Sul ritrovamento delle monete a Racalmuto, ho sentito varie versioni pittoresche sin dalla prima infanzia: lavori di scasso per l'impianto di una vigna; scoperta del tesoro da parte di operai, tra i quali un contadino di non eccelse capacità intellettuali; rapacità del padrone del fondo; imprevista denuncia del minorato; intervento dei carabinieri e sequestro delle monete finite al Museo di Agrigento. A quel ripostiglio si riferisce André Guillou ([40]), secondo il quale è da collocare nei secoli VII-VIII il «numero notevole di tesori di monete ... dispersi nell'isola», tra i quali le monete di Racalmuto costituite da «205 pezzi, riferentisi a Tiberio II - Héracleonas».. ([41]) Quelle monete sono oggi custodite in una sala sempre chiusa del Museo Agrigento, quasi a simbolo del pubblico oscuramento della nostra antica storia locale. Se non fosse stato per il francese Guillou, le ultime vicende bizantine di Racalmuto sarebbero finite nell'oblio o inficiate da errori di datazione ([42]).