venerdì 2 giugno 2017

Bolero Patrizia Masi
3 ore fa
senza rete. pedalo su un filo teso tra l'urlo e l'imponderabile. corro sul rosso e davvero non so dove mi conduce il filo. pedalo forte. e solo vertigini. nè su... nè giù. giù non voglio guardare. avanti, posso solo avanti. in mezzo la risata. è più forte di me. mi parlo. di papaveri e papere, di sangue e coltelli, di fettucce un tanto al metro, lettere d'amore, ostensori e coralli, mele cotogne e pesci, angurie sgocciolate, languori e maggiolini, e sì, del velo rosso delle spose. non ho tempo per tagliarmi le unghie e tingermi i capelli, non ho tempo per prendere tempo. neanche il singhiozzo mi rimane. in mano stringo la fortuna e i baci da dire e da dare, me la canto così. (hai voluto la bicicletta? e mo' pedala!)
oggi, il mio 9 giugno ha due voci, due risonanze: una è grave, tuba, tituba. e l'altra è argentina, di testa, trilla felice. giuro, non so chi delle due è bugiarda - e se è bugiarda è dolce, ma pure infame; chi ha più impeto, più nitidezza. e m'accompagno da me.

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Lillo Taverna Mi attizzan invero le mele cotogne. Ricordo l'infanzia, la mia. Mia nonna con la piccola 'robba' alla Curma e là a sinistra l'albero di mele cotogne. Lo infioravamo con i gusci delle uova di gallina Il bianco sberluccicava agli africani raggi di Sicilia. Le galline in quell'arsura starnazzavano sotto, Chissà se la magia rossa di Patrizia non mi farà rivivere il mio infantile sogno bizzarro la sera del 9 giugno nella stellata Roma. quella di Petrolini

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