ARS Cicoli
martedì 22 marzo 2016
La gabbia di PAT
Lillo Taverna
ha condiviso la
foto
di
Patrizia Di Poce
.
20 marzo alle ore 22:36
·
Mi piace
Vedi altre reazioni
Commenta
Condividi
2
2
Maria Pia Calapà e Assunta Russo
Commenti
Rimuovi
Lillo Taverna
L'allegorica gabbia di PAT, (Patrizia di Poce, scultrice ed altro romana). Simbologia e cultura, sensibilità ed astrattezza cromatica. Gabbia e spiaggia, la spiaggia mettiamo dl mare Mediterraneo che l'epopea fascista voleva NOSTRUM, mettiamo tra Punta
...
Altro...
Mi piace
·
Rispondi
·
20 marzo alle ore 22:37
Scrivi un commento...
Lillo Taverna
ha condiviso la
foto
di
Patrizia Di Poce
.
20 marzo alle ore 22:36
·
Mi piace
Vedi altre reazioni
Commenta
Condividi
3
3
Pino Venturino e altri 2
Commenti
Rimuovi
Lillo Taverna
L'allegorica gabbia di PAT, (Patrizia di Poce, scultrice ed altro romana). Simbologia e cultura, sensibilità ed astrattezza cromatica. Gabbia e spiaggia, la spiaggia mettiamo dl mare Mediterraneo che l'epopea fascista voleva NOSTRUM, mettiamo tra Punta
...
Altro...
Mi piace
·
Rispondi
·
20 marzo alle ore 22:49
Scrivi un commento...
Lillo Taverna
ha condiviso la
foto
di
Patrizia Di Poce
.
20 marzo alle ore 22:33
·
Mi piace
Vedi altre reazioni
Commenta
Condividi
3
3
Giaocchino Tonino Falletta e altri 2
Commenti
Scrivi un commento...
Lillo Taverna
ha condiviso la
foto
di
Patrizia Di Poce
.
20 marzo alle ore 22:33
·
Mi piace
Vedi altre reazioni
Commenta
Condividi
1
1
Assunta Russo
Commenti
Scrivi un commento...
Lillo Taverna
ha condiviso la
foto
di
Patrizia Di Poce
.
20 marzo alle ore 22:32
·
Mi piace
Vedi altre reazioni
Commenta
Condividi
Commenti
Rimuovi
Lillo Taverna
L'allegorica gabbia di PAT, (Patrizia di Poce, scultrice ed altro romana). Simbologia e cultura, sensibilità ed astrattezza cromatica. Gabbia e spiaggia, la spiaggia mettiamo dl mare Mediterraneo che l'epopea fascista voleva NOSTRUM, mettiamo tra Punta
Piccola e la Scala dei Turchi, tra i templi di Ercole o di Giove e quelli pur essi sconfinati e maestosi di Selinunte.
La spiaggia che di questi tempo restituisce tanti miei fratelli arabi come un paio di millenni e mezzo addietro restuiva gli ignudi corpi dei figli di Grecia che la loro Patria ellenica cacciava via in quanto esuberanti, bocche che non si riusciva a sfamare in quei tempi di grande siccità delle loro aspre terre. Allora come adesso.
Ci portarono allora civiltà e cultura in gran numero però morendo in quel mare che poi un dittatorello smorfioso e gesticolante voleva nostro.
Oggi portano altra civiltà, morendo, quella del lavoro servile che gli opulenti delle plaghe nostrane non accettano più, perché quel lavoro è lavoro per schiavi acrebbe detto Aristotele. E al mio paese fascistelli figli postumi di quel dittatorello ne vogliono il ripudio, la restituzione alla morte marina perché pericoloso per la loro presunta opulenza rapinata con prebende, appalti, imbrogli, falso lavoro.
Gli ex miseri che rigettano in mare i novelli miseri che non pregano il DIO dei preti neri ma l'Allah di iman a dire il vero talora tondeggianti. Ma i morti che il mare i restituisce restano morti, come legni come pietre come sassi bianchi sulla battigia, la battigia di Pat che Pat ingabbia: eppure quelle anime salgono in cielo come piccole mongofiere che Pat appende cellofanate, come bare leggere sui ferri del soffitto di quel cubo, il cubo ella follia umana, della ingordigia dei figli di Dio, il dio dei cattolici.
Nessun commento:
Posta un commento
Post più recente
Post più vecchio
Home page
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento