giovedì 28 aprile 2016

Baccarecce nel Cicolano

Me ne stavo ieri a Baccarecce, una minuscola frazione di Pescorocchiano ma non tanto piccola da non avere una grande storia. Un tempo il Cicolano (o la Baronia come qui amano chiamarsi) era densa di popolazione, di miseria e di preti compresi quelli della famiglia di mia moglie. Vi residua un maniero da signorotti medievali ed una ampia porzione è passata finalmente jiure haereditario a mia moglie. Vi sono legatissimo.
Ieri però vi faceva un freddo cane. Il Velino, laggiù, degradante nella maestosa Duchessa, era innevato. A  Baccareccem pur essendo alla fine di Aprile vi aveva l'altro ieri aggiornata la neve.  nelle ora linde stradette di codesto ormai negletto spazio vitale.
Nel pomeriggio, irrigidito da un vento fastidioso quanto algido, mi sono messo a fotografare, malaccortamente, i fiorellin del prato di questa tarda primavera. Eccoli alla rinfusa. Non ne so i nomi- Fiori spontanei anonimi: gialli e violacei;  minimi e fiorenti, limacciosetti e melanconici. Questi non son post allegri. Siamo sugli 800 metri. Ma dalla terrazza della mia magione di concezione tardo romana, mi posso godere  panorami verzicanti e  dilatati sotto il  semicerchio lontano dell'orizzonte montano di questa terra un tempo abitata dagli Oschi.
Come è varia e ineffabile questa Italia non moritura, ma alla fine ironicamente ridente e cosparsa di fiori prataioli  senza pretese ma vividi affascinanti soavi. Io ne godo.
























 

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